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IL DIAVOLO
HA I PIEDI PER TERRA

SCARTATE LE POSSIBILITÀ POSSIBILI
COSA RESTA?

Continua da pag. 1

Zampa aveva settant'anni, le labbra carnose e poche rughe. Camminava ancora con la schiena dritta. Portava in testa tutti i suoi capelli castano scuri. Non erano tinti. Lui sosteneva che quel prodigio era dovuto al riso integrale che mangiava e ai movimenti lentissimi del cuoio capelluto e delle orecchie, ai quali si dedicava quotidianamente.
Era un naturopata olistico. Ora la new age era tramontata. Passata di moda come il rock, il Che, l'hula-hoop, i pantaloni a zampa di elefante e il coitus interruptus. Ma Zampa non aveva avuto successo neanche quando si credeva che la cristalloterapia guarisse perfino gli errori di pronuncia nelle lingue straniere. Non aveva mai guarito malati incurabili, né ridato il fiuto per gli affari a brokers rovinati. Non prometteva miracoli ma sapeva ascoltare la gente e dare consigli pieni di buon senso. Per questo aveva sempre qualche cliente e così non era stato ancora costretto a rimettersi a fare il geometra. A essere sinceri il suo conto in banca, al momento, era vivace come una scatoletta di tonno.

Stava seduto dietro alla sua scrivania di legno chiaro dalle forme svedesi. Smise di consultare una scheda, si sgranchì la schiena e schiacciò il pulsante del comunicatore dicendo al paziente successivo di entrare.

Michele Malatesta entrò nella stanza. Zampa inspirò profondamente e diede a sé stesso l'impulso a rilassarsi e aprirsi alla comunicazione col nuovo venuto. Non lo conosceva. Gli dava un'impressione di irrequietezza. Aveva la pelle butterata da un'acne non più giovanile e le orecchie grandi. Indossava un giaccone di goretex imbottito sopra i jeans e felpa. Iniziò subito a parlare senza prendere fiato, era evidentemente molto sovreccitato. «Sono Michele Malatesta. Sono qui per farle una domanda: lei cura anche i matti che non credono di essere matti?» Zampa lo guardò e disse: «Sì.»
Malatesta continuò: «Credo di essere un caso interessante. Oggi mi è successa una cosa folle. Stavo camminando per strada, in corso Magenta, quando il mondo si è fermato. Tutti erano immobili, solo io camminavo. Ho provato anche a toccare il sedere a una ragazza per vedere se stavo sognando. Lei era proprio lì. In carne ed ossa. E calda. Però non si muoveva. Sono quasi impazzito. Poi tutto ha ripreso a muoversi. Quando mi sono reso conto di quello che era successo mi sono spaventato a morte. Sono venuto da lei perché se fossi andato al pronto soccorso si sarebbero limitati a mettermi la camicia di forza.»
«E avrebbero fatto bene!», pensò Zampa. Poi inspirò per trattenersi. Dare giudizi su un paziente, qualunque fosse la storia che raccontava, voleva dire chiudersi alla comunicazione, perdere la possibilità di sentirlo e di trovare una risposta al problema. Era la prima regola ma lui tendeva a scordarla troppo spesso. A volte sospettava che la razza umana non fosse veramente intelligente: «Fanno solo finta.»
Malatesta lo guardava fisso aspettando una risposta. Lo sguardo spensierato del medico stregone gli dava fiducia. Non aveva quella parlantina pronta da telecronista che hanno spesso i medici. Zampa sapeva che era il caso di dire qualche cosa. Ma la sua testa era vuota come un barattolo di aria di Napoli e l'esperienza gli insegnava che sforzarsi per trovare qualche argomento era controproducente. I pensieri intelligenti sono come anguille, se vuoi prenderli devi far finta di niente. Così si limitava ad ascoltare la tenue sensazione di panico da inadeguatezza che gli saliva dal tubo digerente. Spiò la sua ulcera. Dormiva.

Poi un relè misterioso scattò e lui aprì la bocca: «Ho letto un libro che parla del suo problema...» Malatesta aspettò fiducioso.

Il naturopata si alzò con movimenti fluidi, andò alla libreria che occupava tutta la parete di fronte alla grande finestra e prese un piccolo libro in edizione economica: Il manuale del Moderno Messia.
Lo aprì, cercò la pagina giusta e lesse. "I miracoli più semplici riguardano lo scorrere del tempo. Sono i primi prodigi dei quali un Messia è testimone. Egli si accorge che i secondi e i minuti non scorrono in modo uniforme. Alcuni minuti durano effettivamente anni e vite intere trascorrono in attimi."
Malatesta guardò Zampa interrogativo: «E questo che vuol dire? Che sto diventando un Messia senza accorgermene?» «No, lei non sta diventando un Messia... non so che dire...non so proprio. Spero non si aspettasse da me che fossi capace di risolvere il suo problema con due pillole e un'imposizione delle mani. Stavo solo buttando lì un'ipotesi. Il tempo non è uguale per tutti...
No...sto dicendo una sciocchezza. A lei è successo un fatto preciso. Sicuramente impossibile. Non si è trattato di una percezione anomala del tempo...»
Malatesta lo guardò. Era un uomo sincero che, per quel che poteva, stava veramente cercando di aiutarlo. Disgraziatamente anche lui ignorava da che parte cominciare. Però non cercava di nasconderlo.
A quel punto Zampa gli propose: «Innanzi tutto possiamo chiederci se questo "stop del tempo" che lei ha vissuto è un fenomeno reale. Non creda che io lo dica perché lei fuma marjiuana. So che non è il genere di droga che dà questo tipo di effetti. Ma è importante scoprire se ciò che lei ha vissuto è successo nella realtà concreta. Ovviamente possiamo avere una prova certa solo se succederà di nuovo. Abbiamo però la possibilità di prepararci a una tale evenienza.. Mettiamoci d'accordo su un segnale. Le dò le chiavi di questa casa. Se lei si ritrova ancora in questo arresto temporale viene qui, prende i piatti dalla dispensa e li porta nel mio studio. Se io vedrò i piatti sulla mia scrivania sapremo che è successo di nuovo in un modo percepibile anche per me.»
«Se ho ben capito lei mi propone di verificare in modo concreto se il tempo si ferma solo nella mia testa o anche nella realtà.» «Sì» ammise Zampa. «È una verifica importante anche per lei. In fondo è un dubbio legittimo che nutriamo entrambi. La mente è in grado di produrre allucinazioni molto realistiche.»
«Mi dia le chiavi e vedremo. Mi sembra l'unico passo che possiamo fare per capire qualche cosa.» Zampa gliele consegnò. Malatesta pensò che per sfruttare una situazione non è indispensabile averla capita. C'è gente che fa cataste di soldi con le armi pur avendo una pessima mira.

***

Dopo circa due ore Zampa era ancora nel suo studio. Sentì un prurito al naso e un fremito. Intorno a lui erano disposti in file ordinate tutti i piatti, i bicchieri e le pentole. Aveva una scopa stretta nella mano e lo scolapasta di plastica in testa. E tutti i libri della biblioteca avevano cambiato posto.
«Cavolo!» Esclamò. La storia di Malatesta era vera: il tempo si era fermato ancora. Zampa si sentì testimone di un prodigio incredibile. Se lo avesse raccontato nessuno gli avrebbe mai creduto così come lui non aveva creduto a Malatesta. Era accaduto l'impossibile. Non ci potevano essere dubbi. Le leggi fondamentali della realtà stavano vacillando. Qualcuno o qualcosa aveva spezzato l'armonioso scorrere del tempo.
Ma cosa? Che stava succedendo? Non sapere nulla lo soffocava. Si sedette e cercò di respirare. Respirare. è l'unica arma che l'umanità possiede per affrontare la disperazione, i dubbi e i disagi. Respirare e lasciare che l'aria ci porti la vita facendoci vivere nonostante tutto. Ma non riuscì a rilassarsi.
Decise allora di mettersi a cercare Malatesta ai recapiti che gli aveva lasciato. Non lo trovò. Lasciò messaggi a un paio di segreterie telefoniche e spedì un telegramma. Ma Malatesta non lo richiamò. Né quel giorno, né nei giorni successivi. Era sparito.


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